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a cura di Piero Evandri

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Il Faro di Pedaso

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Comune di Pedaso

 

Il Faro di Pedaso

 

Il faro ebbe origine da quando Tolomeo Filadelfo dinnanzi alla città di Alessandria d'Egitto, sull'isola di Thori costruì un'alta torre con in cima una lanterna, che, con giochi di specchi, di notte, illuminava lunghi tratti di mare.

Fu considerata una delle più grandi meraviglie del mondo e da allora nell'area mediterranea ed oltre, si moltiplicarono i fari dalle torri, alte e snelle, sorgendo su coste frastagliate, che si alzavano sul mare, su isolotti o su zone marine pericolose per i naviganti.

In una cartina topografica del 1500 circa, ora negli archivi vaticani, nel territorio "Piceno" sopra una collina si trova un cerchietto con su scritto "Castel Pedasso" e in un altro la parola "Torre". La torre era la base del faro, detto "Semaforo" dal greco sema "base" e "phara" luce. Questa costruzione serviva a segnalare pericoli o passaggi di navi nemiche. Il Bolognese Marsili, poco prima che la torre franasse in mare con buona parte del castello, ce la disegna bella e imponente, tanto da rimanere emblema del paese ricostruito in marina. Tra la fine del 1700 e i primi anni del 1800 sulla sommità della collina si ricostruisce una base massiccia, fornita di antenna, per segnalare il passaggio di navi o notizie di una certa importanza, col telegrafo, servendosi delle lettere dell'alfabeto "Morse". Questa costruzione nei primi anni del 1800, durante le guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale, dette un grande aiuto per sconfiggere il nemico, che su navi con cannoni, si spostava percorrendo il mare Adriatico. Verso la fine del 1800 tra l'ottantesimo e il novantesimo anno, vengono edificati, sul terreno restante della frana, il Faro e il Cimitero.

 

Il Faro di Pedaso aveva alla base la dimora del fanalista o di due fanalisti. Essi dovevano tenere sempre accesa la lucerna, che si accendeva col petrolio o con l'acetilene, finchè non giunse la luce elettrica. I primi fanalisti furono Alfredo Magnatti, coadiuvato da Giuseppe Luciani, detto "Iisè"; durante la notte si alternavano perchè la lucerna non si spegnesse alimentandola più volte. Una bomba navale inglese, durante la seconda guerra mondiale, abbattè la torre, che fu ricostruita, dopo qualche anno, a guerra finita. Di quella torre bianca, alta e snella, che spiccava tra il verde rigoglioso della collina ora ci rimane un vivo ricordo, ancor più doloroso, pensando ai tre luminosissimi raggi che una lente di puro cristallo sfaccettato, rotante intorno alla lanterna, mandava a distanza e che ci è stata tolta. Ai giorni nostri abbiamo ancora il nostro Faro, anche se con la torre un pò tozza e con una lucetta in cima appena visibile. Per noi anziani Pedasini due sono gli emblemi del paese: il Faro e la Chiesetta. Entrambi sono a ridosso della collina verdeggiante e a poca distanza tra loro.

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